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Biografia

Chi è L'Arte di Pavelo

Alessio Cabras (Pavelo) è un giovane artista sardo. È rinato grazie all’arte che l’ha aiutato fisicamente e psicologicamente nel lungo iter di cure per sconfiggere un carcinoma e ora dà vita a creazioni che sanno di magia, di bellezza, di tradizione e di Sardegna. Sculture, quadri, lampade, gioielli: tutto ha come fulcro il legno e tutto lascia in chi guarda una sensazione di stupore e di grandezza. Dalla frase dei medici «Ci vorrà tempo per recuperare ma vedrà che riuscirà» è nato quello che è un po’ il suo motto: “L’arte di vivere il tempo”. Vivere il tempo, quindi, viverlo appieno e sempre con il sorriso. E con una buona dose di arte a colorare ogni nuovo giorno.

Il suo approccio e la sua produzione sono in continua evoluzione; un'evoluzione che riflette l'affinarsi costante del suo stile. Tuttavia, rifiuta le etichette e lavora duramente per assicurarsi che ogni suo lavoro sia sempre diverso. L'Arte di Pavelo affronta ogni progetto con totale entusiasmo e dedizione. 

Alessio Cabras nasce nel 1982 da padre sardo – di Baunei, per la precisione – e mamma siracusana. Sente il richiamo dell’arte fin da bambino: crea da solo i suoi giochi, divertendosi a sperimentare cose nuove. Più va avanti il tempo e più Alessio sente crescere la sua attitudine alla manualità: unico percorso possibile, subito dopo la scuola media, è l’Istituto d’Arte lanuseino, in Ogliastra. Sezione legno, per la precisione. Dopo i primi tre anni, diventa Maestro d’Arte, dopo gli ultimi due l’artista può fregiarsi del Diploma di Maturità d’Arte Applicata.

La scelta se frequentare o meno l’Accademia delle Belle Arti viene presa quasi subito: motivi economici, uniti a una grande frenesia e voglia di creare, lo fanno propendere per il no. Fa gavetta, dal 2001 al 2011, in un’azienda di prefabbricati metallici. Impara l’arte e mettila da parte: questo il motto, sì, ma solo per ora.

Diventa in breve caposquadra e da lì l’idea di aprire una propria attività si fa sempre più forte: purtroppo, questa nuova esperienza – in ambito di carpenteria e saldatura, mondo che comunque gli piace perché, appunto, permette di creare dalla materia prima un manufatto – dura poco a causa della crisi.

Nel 2011 l’intera famiglia Cabras rientra in Sardegna. Alessio è ben consapevole della realtà lavorativa dell’Isola, quindi accetta subito un lavoro come barista. Dopo la stagione estiva, trova un impiego presso la ditta Metalmeccanica Bmetal. Due anni dopo, punto e a capo: la gran parte dei lavoratori resta a casa. In questa fetta di persone rimaste senza un lavoro, anche Alessio.

Ma ancora la sciagura non ha smesso di abbattersi sulla sua vita: a 31 anni, dopo alcuni controlli, gli viene diagnosticato un carcinoma con origine ignota e una localizzazione secondaria al collo. Un macigno su quella che era una vita difficile – sul fronte lavorativo – ma, tutto sommato, normale. Per lui e per i suoi cari, inizia un percorso fatto di dubbi e incertezze che, con il tempo, trovano una risposta. La partenza a Milano, presso l’Istituto Nazionale per i Tumori, è d’obbligo. Il tumore ha un nome, adesso: carcinoma indifferenziato del rinofaringe correlato al virus di Epsteinbarr con localizzazione latero cervicale destra. No all’intervento chirurgico: queste le parole dei medici. Bisogna intervenire con il protocollo di cure pesante. Questo è veramente raro, difficoltoso e invalidante a livello di rinofaringe. A gennaio 2014 inizia il percorso di cure: in sei mesi, Alessio Cabras fa 6 cicli di chemioterapia e 35 sedute di radioterapia.

È a questo punto – in quello che è un periodo drammatico – che inizia a nascere Pavelo (all’inizio Alessio Cabras, l’arte di vivere il tempo). Riprende in mano l’arte messa da parte anni prima e, non prima di aver analizzato a fondo la sua vita fino a quel momento, inizia a creare. Tra il secondo e il terzo ciclo di chemio, intaglia il legno: lo fa anche per riacquistare sensibilità alle mani. Il medicinale che contrasta il suo tumore, infatti, colpisce i nervi sensitivi: fondamentale a livello non solo pratico ma anche psicologico è cercare di ritornare alla normalità. Dopo il terzo ciclo, si ferma: ha bisogno di riprendere le forze. Torna a Milano per concludere le terapie e rientra a casa, a giugno, resettato. Non ha più bisogno di nessun sostegno, Alessio, ha trovato dentro di sé la forza per andare avanti e per tornare alla propria esistenza, prendendo le redini dei suoi desideri.

La rinascita è appena iniziata: passo dopo passo, l’artista riprende le forze e le energie per andare avanti nel cammino di quella che è, come sostiene a gran voce, una splendida vita. Dalla frase dei medici «Vedrà che, anche se ci vorrà del tempo per recuperare, ce la farà» nasce “Alessio Cabras, l’arte di vivere il tempo” che poi si trasformerà in “Pavelo”. A dargli forza, i suoi figli, Nicole e Gabriel, e la sua splendida sorella, Jessica, che gli sta vicina più che mai. Un ringraziamento speciale anche al padre, Mario, che ha fatto il nonno a tempo pieno e che gli ha insegnato tutto quello che sa.

A settembre 2014, Alessio Cabras riprende in mano scalpelli, sgorbie e mazzuolo. Tra gli attrezzi del mestiere, anche uno scalpello elettrico: non avendo piena sensibilità, lo trova più semplice.

Diverse le creazioni che nascono tra quel periodo e giugno 2015: una prima esposizione, avvenuta in occasione della Fiera delle Ciliegie a Lanusei presso il Museo Civico Ferrai, gli permettono di farle conoscere. La mostra si rivela un successo, oltre ogni aspettativa. Anche l’estate procede a gonfie vele: Alessio Cabras è presente, con le sue creazioni, ai mercatini estivi.

Da gennaio 2016 inizia una nuova fase di sperimentazione, per Pavelo: è allora che crea i primi gioielli, che vengono esposti successivamente e con grande successo, a giugno, in occasione di Cortes Apertas a Baunei. Sull’onda di questi nuovi progetti, Alessio Cabras realizza, anche su commissione, nuove linee. Nel 2017 partecipa a varie esposizioni locali collettive, ma è nel 2018 che si ha il salto. All’esposizione artistica collettiva “Sa Ogge e su Mare” – presso la Torre Spagnola a Santa Maria – è presente anche lui: 15 giorni di evento e tantissime persone a visionare tutta quell’arte.

Pavelo è questo: artigiano e artista, disegna e realizza i suoi lavori dettati dall’estro creativo del momento. Pezzi unici, i suoi: gioielli in legno, sculture funzionali, complementi d’arredo e quadri in basso e altorilievo polimaterici.

Le sue creazioni intendono trasmettere l’ispirazione personale che riflette la sua vita quotidiana,sempre alla ricerca di nuove forme espressive che lo indentifichino e nel contempo lo stimolino in una nuova visione tra l’influenza dell’antica tradizione e il proprio stile artistico.

Il mantra che si ripete giorno dopo giorno è questo: nella vita bisogna accettare le proprie fragilità e vulnerabilità, anche perché sono esse a rendere le persone uniche. Temerle, afferma Pavelo, è errato: in queste debolezze risiede la forza per accettarle e il segreto per essere se stessi e per costruire relazioni profonde e autentiche.

Non bisogna dimenticare mai che la vita è un dono meraviglioso e ogni attimo racchiude in sé una sua unica bellezza. Per questo, dobbiamo cercare di godere appieno di questa consapevolezza, esternando a chi amiamo quello che si prova. Ridere con la propria famiglia, cercare di raggiungere i propri sogni: bisogna farlo e bisogna farlo subito, oggi, nell’immediato. La vita è preziosa e precaria, si può viverla solo tenendo conto di questo: il fatto che abbia una fine, presto o tardi che sia, la rende speciale. Un’altra cosa da tenere sempre a mente, per l’artista, è che ogni cosa è frutto di un ciclo: spesso le cose belle finiscono solo per dare l’opportunità ad altre di avvenire. Abbracciando il cambiamento non ci sarà limite al meglio. Oggi, con i tempi frettolosi di cui siamo figli, è difficile cercare di aspettare i tempi del mondo, della natura, della vita, ma bisogna farlo: l’attesa rinforza le emozioni e i sentimenti veri, mentre dissolve le cose superflue. Non serve cercare di controllare tutto, di avere ossessivamente ogni certezza: siamo noi la certezza più grande.

Lasciare che le cose che non sono importanti si allontanino, per lasciare il posto a quelle vere, profonde. Il dono più grande è sapere che, poiché nessuno ci appartiene, non “perdiamo” le persone ma possiamo decidere di vivere il nostro cammino con o senza di loro. La condivisione è il segreto della felicità duratura, conclude l’artista: per lui, l’importante è smettere di fare sempre le stesse cose – come dice Einstein sarebbero pazze, le persone, ad aspettarsi risultati diversi senza un minimo di cambiamento – e iniziare a rinascere. Rinnovamento: un bel respiro profondo, polmoni pieni di aria nuova, bisogna lasciarsi invadere dalla forza vitale insita nelle cose di questo mondo: la vita è questa è unica, va vissuta!

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